• Pierre Pascal Lettere ad una Signora

  • A tu per tu con la scrittrice
  • GABRIELLA CHIOMA
  • penna raffinata tra storia e spiritualità.
  • Intervista
  • a cura di
  • MONIA PIN

 

  • (da “Il Piave” ottobre 2023)
  • Quel che avrei voluto impostare come un’intervista si è trasformato ben presto in un dialogo intenso; restare ad ascoltare tutto ciò che la signora Gabriella Chioma mi narrava mi aveva quasi ipnotizzata, tanto era il suo garbo e la passione per la conoscenza ancora molto forte che io, seppur distante fisicamente da lei, sentivo ancora vivere nelle sue parole.  Nativa di La Spezia, Gabriella Chioma è scrittrice, giornalista e poetessa, saggista, editrice e traduttrice, ha conseguito la maturità classica iscrivendosi poi alla facoltà di filosofia e conseguendo la laurea, ma non si è certo fermata qui.  Ha approfondito gli studi del simbolismo e della tradizione, coltivando anche l’interesse per lo studio della psicologia del profondo che l’ha portata a seguire un corso quadriennale con il dr. Giulio Ciampi, appartenente all’Associazione Psicanalisti Junghiani di Firenze.  Questa è solo una breve introduzione alla sua vita che ha vissuto nell’infanzia i momenti tragici del Secondo Conflitto Mondiale, arrivando ad attraversare poi il mondo della letteratura in tutte le sue sfumature, così da riuscire a conoscere e intrattenere proficue amicizie con persone di grande levatura intellettuale e spirituale.
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  • Vorrei chiederLe signora Chioma quando ha scoperto la sua passione per la scrittura? Le sue opere a quali generi letterari appartengono?
  • “Ho iniziato a scrivere fin da bambina, avrò avuto all’incirca quindici anni e cominciai con la stesura delle mie prime poesie. Alcune all’epoca furono pubblicate sull’Eco di Bergamo, erano gli anni ’40 del ‘900. Dopo una pausa durata qualche anno ho ripreso a scrivere poesie e ho pubblicato quattro o cinque libri.  Ma poi sono passata anche alla prosa e alla pubblicazione di saggi e libri di narrativa.  Ho collaborato con diverse riviste italiane come critica d’arte e letteraria e ho scritto articoli per mensili e quotidiani, alcuni miei scritti hanno trattato anche tematiche esoteriche tanto da fare da sfondo ad alcuni miei libri”.
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  • Leggendo uno dei suoi libri “Pierre Pascal, lettere ad una Signora”, edito dalla Novantico, ho scoperto la personalità a dir poco eclettica e straordinariamente vivace dal punto di vista culturale di Pierre Pascal; so che lei lo ha conosciuto.  Può dirci cosa le ha insegnato e come ha influenzato la sua vita?
  • “L’ho conosciuto tramite un amico comune, mi ha colpito molto la sua profondità mentale e spirituale, la sua vita è stata complessa, definizione che lui stesso diede. Negli anni ’30 del ‘900 era una personalità nota ed influente nella Parigi cosmopolita del tempo, tanto da frequentare gli ambienti più variegati, dagli intellettuali ai nobili, riuscendo ad entrare nei salotti più in voga dove ebbe modo di conoscere personaggi provenienti da ogni parte del mondo. La sua cultura e la sua creatività non passarono inosservate tanto che ebbe addirittura l’incarico, nel 1935,  da parte dell’allora ministro francese Pierre Laval, di tentare un’azione diplomatica in Italia, per risolvere una disputa. Pascal parlava fluentemente l’italiano (così come molte altre lingue, soprattutto orientali) e il suo viaggio ebbe successo tanto che ottenne l’accordo con il governo italiano.  A seguito del nostro incontro nacque una profonda amicizia e lui fu il mio mentore, mi introdusse all’arte poetica degli haiku giapponesi.
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  • Dopo aver letto il suo libro “...lettere ad una Signora” ci si stupisce che una persona di tale calibro culturale ed intellettuale sia stata dimenticata.  Cosa può dirmi di Pierre Pascal?
  • “Il mio libro pone l’accento sulle poliedriche capacità di Pierre Pascal, sulla sua profonda conoscenza sia del mondo occidentale dov’era nato sia di quello orientale dal quale era irresistibilmente attratto.  Egli amava soprattutto la cultura e la storia del Giappone.  Tra le molte sue doti ebbe quella di essere uno straordinario poeta e di cimentarsi con successo nella stesura degli haiku.  Pierre Pascal fu così disciplinato e preciso nella metrica da essere ammesso, unico europeo, all’Accademia Imperiale della “Foresta dei Pennelli”.  Ma il suo interesse copriva un universo eterogeneo che lo portò a scrivere opere che riguardavano Leopardi e D’Annunzio, Edgar Allan Poe e Chesterton, fino agli studi sull’Apocalisse di Giovanni e il lavoro al quale si dedicò fino all’ultimo rivolto a Santa Teresa d’Avila.  Ebbe l’onore di ottenere dalle monache Carmelitane del convento di Avila un bigliettino autografo di Santa Teresa che decifrò e pubblicò.  Fu il modo con il quale le monache contraccambiarono il gesto eroico e nobile di Pascal che durante la guerra civile spagnola aveva salvato le loro vite, evitando l’assalto al convento.  Lui era letteralmente infatuato dell’oriente, in lui s’incontravano due mondi lontani eppure così vicini nell’esprimere la forza di valori inviolabili quali la lealtà, l’amore per la bellezza interpretata nel linguaggio universale della poesia, la fede incrollabile che onora la vita fino alla fine, ed oltre.  Purtroppo alcune sue opere, in particolare quella su Santa Teresa d’Avila e su Edgar Allan Poe andarono perdute dopo la sua scomparsa così come altri scritti.  Amava molto l’Italia tanto da stabilirsi qui negli anni ’40 fino alla sua morte, avvenuta nel 1990 e qui ebbe amicizie profonde con personalità della letteratura e non solo”.
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  • Potrebbe spiegare cos’è un haiku e se ci sono altri tipi di poemi nipponici che ha appreso da Pierre Pascal?
  • “Gli haiku sono composti di diciassette sillabe, all’apparenza il lettore vi vede delle parole messe a caso, ma così non è naturalmente.  Le parole sono disposte in modo da far riflettere, facendo uscire da quelle sillabe tutta l’anima che il poeta ha riversato nella scrittura dei versi. Una delle mie raccolte più famose si intitola Satori richiamando all’esperienza del risveglio tipico del Buddhismo Zen, un momento di grande intensità spirituale e di illuminazione.  Io sono stata e sono tutt’ora considerata una delle migliori autrici di haiku.  Successivamente ho appreso anche l’arte della scrittura dei tanka e dei sedoka”.
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  • Cos’altro può raccontarci della sua carriera letteraria? Ha dei progetti futuri?
  • “I miei scritti sono apparsi in vari numeri su diverse riviste, dagli argomenti esoterici su Vie della Tradizione fino alle riviste d’interesse regionale come le pubblicazioni Liguria, L’Italiano e Arte Stampa, concentrandomi sulle opere d’esponenti di diverse scuole regionali e del Futurismo, non trascurando ovviamente gli artisti della provincia spezzina. Nel 1980 ho aderito al “Movimento di Poesia” presieduto da Maria Luisa Spaziani.  Come giornalista-pubblicista ho scritto, in tempi diversi, alcuni articoli per Il Telegrafo, La Voce Adriatica, La Nazione, Il Secolo XIX.   Sono stata invitata in veste di relatrice ad importanti convegni letterari e ho contribuito alla stesura di cataloghi di mostre e schede su personaggi storici, in particolare ricordo il convegno riguardante il Risorgimento Italiano, presentando la relazione “La Contessa di Castiglione”, figura femminile di notevole importanza durante il Risorgimento italiano, alla quale ho dedicato un libro edito dalla NovAntico.  Nel marzo 2003 ho collaborato con un articolo alla realizzazione del catalogo per la mostra realizzata dall'Associazione Culturale “Circolo la Sprugola” di La Spezia, “Omaggio a Giovannino Guareschi - Gli anni del Candido”, patrocinata dalla regione Liguria, Comune e Provincia della Spezia e realizzata in collaborazione con l’Istituzione per i Servizi Culturali di La Spezia.  Come relatrice ho partecipato ad altri convegni patrocinati da istituzioni pubbliche locali, nazionali ed internazionali.  Nel 2013 ho ottenuto il prestigioso riconoscimento “Il Sigillo di Dante” e nel 2016 sono stata insignita del titolo di accademica da parte dell’Accademia lunigianese di scienze Giovanni Capellini di La Spezia”.
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  • Ci sono ancora progetti importanti nella mente e nel cuore di Gabriella Chioma, l’età anagrafica non influisce sulla sua inesauribile volontà di imparare e di aprirsi alla conoscenza, con lo stesso entusiasmo nutrito in gioventù e che il tempo non ha scalfito affatto. La sua produzione letteraria è vasta, la sua abilità di trasformare in parole concetti e sentimenti lasciano un’impronta indelebile nel lettore. Il suo stile alterna la semplicità e la chiarezza ad una raffinatezza che lascia trasparire un ampio patrimonio di sapere e un’intensità emotiva altamente vibrante tanto da rendere la lettura così scorrevole che, approdando al finale di un suo libro, ci sembra ormai di vedere tra le righe le tracce di un altro scritto che presto prenderà forma e troverà la propria sostanza direttamente dall’anima dell’autrice.
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  • Ci congediamo con la promessa di risentirci quanto prima.   Sono grata di aver dialogato con una scrittrice che ha la rara capacità di spalancarci le porte verso universi nuovi, dove una frase è foriera di domande e la risposta accomuna per un istante lettore ed autrice in un viaggio di scoperta di sé, dell’altro, come fossimo un unico insieme, nell’atmosfera ineguagliabile di un satori che ci proietta verso oriente, incamminati in un risveglio che ci aiuta a scoprire la nostra immensità, illimitata natura della nostra essenza spirituale.