Il ritorno della physis- L’idea di natura tra Oriente e Occidente
- di
- AA.VV.
- rec. di
- Giovanni Sessa
- Il fallimento delle filosofie della storia, ha spinto, in particolare dagli anni Sessanta del secolo scorso, molti pensatori a guardare con maggiore interesse alla realtà della natura. Questo ritorno alla physis è stato, di certo, favorito dal pieno dispiegarsi del dissesto ambientale. Lynn White individuò, in quel frangente, nell’immagine di Adamo signore e dominatore, il prototipo dell’uomo che sfrutta la terra. Al contrario, James Barr ritenne che i presupposti dell’antropocentrismo prometeico, fossero impliciti nel razionalismo greco, fatto proprio dalle chiese cristiane e mostratosi, in tutta la sua distruttiva potenza, nella modernità. Tale fase storica è centrata sull’antropocentrismo e sul dualismo uomo-natura, sul mito della crescita infinita, sull’idea di temporalità progressiva, sulla riduzione della physis a mera quantità. In un volume interessante, che si deve a tre accademici, Marcello Ghilardi, Giangiorgio Pasqualotto e Paolo Vidali, L’idea di natura tra Oriente e Occidente, nelle librerie per Scholé (pp. 200, euro 16,00), la natura non viene letta alla luce delle nozioni di ente e di sostanza, ma di relazione. A dire dei tre autori, l’idea di natura: «...va discussa e ridisegnata nel dialogo con altri modi di significazione […] non per scadere in forme pigre di relativismo culturale, bensì per attivare le potenzialità proprie di culture e tradizioni differenti» (p. 8).