• Gorlani Maritare il Mondo LE TRE VIE

  • Le tre vie
  • di
  • Giuseppe Gorlani
  • (da “MARITARE IL MONDO”,
  • Prefazione di Giovanni Sessa, Disegni di Sofia Ferrari,
  • La Finestra editrice, 2023,
  • Lavis (TN), info@la-finestra.com  pag.80)

  • All’uomo è dato percorrere due vie solo in apparenza contrapposte: andata e ritorno. Sulla scala di Giacobbe sono discesa e salita. Nel mandala originario, ovvero nel chakra-ruota simboleggiante la Manifestazione, sono l’allontanamento e il riavvicinamento al Centro. 
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  • Nella prima, in sanscrito pravrit-timarga, ci si riconosce nell’uscir fuori da se stessi, si promuovono le vritti (le onde mentali, i pensieri) e si agisce.  Non ci si chiede dove conduce: si sogna.
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  • Nella seconda, nivrittimarga, la via illuminativa, ci si volge all’interno, con l’attenzione fissa sul mozzo del mandala, ricolmo di “vuoto” e, per mezzo della Conoscenza, ci si distacca dall’identificazione nei pensieri e nelle attività.  Se il mozzo non fosse vuoto, non potrebbe essere attraversato dall’asse, il motor immobilis.   Scrive Pico della Mirandola in De hominis dignitate: «Così discenderemo, straziando l’uno-tutto nella pluralità delle cose, come i Titani fecero di Osiride, così risaliremo, riducendo ad unità la pluralità delle cose, come Febo le membra di Osiride». (1)   Nella prima vale il motto eracliteo: «Omnia secundum lite fieri»; nella seconda il pensiero mirandolano per il quale l’agire sacro «non est aliud quam maritari mundum».   In effetti nella prospettiva del divenire, l’esistenza è lotta incessante e movimento continuo teso al raggiungimento di una soddisfazione perfetta impossibile.  Nella prospettiva dell’aspirazione al Risveglio (all’interno della quale la teurgia, l’alchimia, lo yoga rappresentano declinazioni del modus operandi) governa invece la corrispondenza, ovvero il riconoscimento di un’identità comune alla trinità principiale e a tutti i fenomeni seguenti. Petrarca, il cui genio segnò la fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento, nella prima contemplava le esigenze della seconda; riconosceva cioè l’ineluttabilità della violenza nell’esercizio del potere, ma, nel contempo, si piegava al compromesso finalizzato alla pace accettabile, poiché non dimenticava gli imperativi della concordanza.  Ci sono sempre valide ragioni per guerreggiare, ma la ragione più alta svela la pace.  Nella reintegrazione consapevole allo stato di pienezza del Sé le esigenze di pólemos svaniscono.   La Conoscenza-Amore induce a riconoscere la Presenza dell’Uno nella molteplicità: «Se vogliamo conoscere l’Uno, non possiamo ricorrere alla scienza o a un atto intellettivo, come avviene per gli altri oggetti del pensiero. Quel che ci consente di coglierLo è, invece, una sorta di Presenza che va al di là della scienza». (2)   Lo sforzo connaturato al contendere si esaurisce, l’Albero della Vita prorompe nell’intimo in tutta la sua gloria: axis mundi, ma pure punto, cerchio, dato dall’unione di radici, rami, tronco. Il primo passo è l’ultimo. «La fine che cerchi racchiudila nel principio». (3)  Gli opposti coincidono (ma si tratta di opposti complementari o di princìpi in rapporto gerarchico tra loro e solo relativamente opposti?  Non si dà parità perfetta nel Manifesto.  Il principio superiore contiene l’inferiore e il Principio primo li contiene e trascende tutti.  La scala è composta da gradini).  
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  • Giacché la prassi sulla via ascendente è maritare le differenze per risolverne la contesa nell’Unità ontologica, non si pretenderà di modificare la natura degli eventi, omologandoli, si eviterà l’ennesima prepotenza e si comunicherà.   Il globalismo contemporaneo, invece, è un percorso orizzontale che non supera la contrapposizione e la sua reductio ad unum è parodia dell’Unità; dove l’utopia (nel senso più deleterio) passa, lascia distruzione, squilibri estremi, desolazione, abitudine alla menzogna.   Sul nivrittimarga, il principium individuationis resta inalterato, i colori non vengono stolidamente mescolati, le differenze continuano a valere quali strumenti di condivisione, il male e il bene chiedono sapiente discriminazione, se è indispensabile combattere, si combatte e così pure si preserva la vita qualora questa necessiti d’essere custodita. Semplicemente si vola in alto, di là dal dicibile, verso l’apice sovrumano immanente in ogni atomo.
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  • Ne deriveranno attività meno brutali, più armoniche, più giuste, non costrette all’interno di gabbie nomate “leggi”, bensì guidate dal Dharma, l’ordine cosmico.  Shri Krishna all’albeggiare della presente Era ne enunciò mirabilmente i capisaldi nella Bhagavadgita e nell’Uttargita. Confortati dalle parole di Shri Keshava, è opportuno non disperarsi, nemmeno di fronte all’impetuoso dilagare dell’ignoranza, con tutti i suoi corollari; piuttosto è indispensabile fortificare volontà e comprensione, senza deviare dalla veduta illuminativa abbracciata.  
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  • C’è infine una terza Via paradossale; quella in cui si sale mentre si scende e viceversa. È una via divina, trascendente la dualità; non la si può nemmeno considerare una “via”.  Lo shivaismo Trika del Kashmir la adombra.  Le parole possono soltanto vagamente indicarla, tradendola. La si scorge nel più profondo di se stessi; contiene tutto ma da nulla è contenuta.  Non annulla le due vie in precedenza illustrate.   Non esime dall’ascendere.   Esplode improvvisa.

  • 1) G. Pico della Mirandola, De hominis dignitate, Il Basilisco, Genova 1985, p. 16.
  • 2) Plotino, La bellezza, l’anima e l’uno, a c. di D. Susanetti, Feltrinelli, Milano 2021, p. 90. Le maiuscole sono nostre.  
  • 3) D. Czepko, Sapienza mistica, a c. di G. Fozzer e M. Vannini, Morcelliana, Brescia 2005, p. 40.