• Gallesi Amo lAmerica

  • Amo l’America nonostante...
  • Le vite parallele di Ezra Pound e Gore Vidal
  • di
  • Luca Gallesi
  • Prefazione di Francesco Ingravalle
  • MIMESIS. Eterotopie, ottobre 2022
  • Rec. di
  • Sandro Giovannini
  • Ultima potente opera di Gallesi questo libro ripercorre due vite parallele non forzatamente poste solo sul piano delle ricorrenze epocali ma di quelle etico/utopiche. Nell’esauriente introduzione d’Ingravalle viene ben messo in luce complessivamente la disamina, concentrata meravigliosamente in una citazione da Sombart... quella del destino manifesto del capitalismo trionfante ed ora terminale:
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  • “...Come da nessun’altra parte Paese e genti erano create per stimolarne lo sviluppo alle sue forme estreme”. (pag. 11).
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  • Ma Ingravalle mette anche in controluce critica una contraddizione palese nelle facili interpretazioni storiografiche perché in America si determina una rivoluzione:
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  • “...per il diritto antico, tradizionale, per la Magna Carta per i Bills che il Parlamento di Londra calpesta senza scrupoli. Una rivoluzione radicalmente diversa dalla Rivoluzione francese che instaurerà un nuovo diritto che la ragione giudica eterno (non a caso un conservatore come Edmund Burke appoggerà la rivoluzione americana e criticherà senza indugi la rivoluzione francese). Una rivoluzione conservatrice, si potrebbe dire con un - a nostro avviso - sensato anacronismo; che però, ha messo capo a uno Stato senza una nobiltà e fondato sull’unico criterio gerarchico del merito in materia economica, oltre che politica”. (pag. 12)
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  • Direi che il nesso di queste due dimensioni, un destino manifesto ed una innocenza tradita, con tutte le prevedibili... persino ben previste ed infine automatiche opposizioni dettate dal potere spesso in ombra e dalle conseguenti dissimulazioni storiograficamente complici, sono i poli, che nell’interpretazione di Gallesi riguardo al rapporto Pound-Vidal, si sviluppa - direi – plutarchianamente, se il dato metastorico pur non prevaricando affatto quello “materialisticamente” storico, prende decisamente la guida “sottile” dell’esegesi. Ricordandoci sempre che parliamo di due giganti espressivi.
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  • Capirete bene che passare dal regno della virtù a quello dell’usurocrazia o dall’età dei governanti a quella degli sfruttatori, tramite il performante mulino macinatore dei media, ovvero dalle cd. ritenzioni secondarie a quelle che Stiegler definirebbe ritenzioni terziarie, è un processo che per tutti i convinti liberal-democratici (ancor più per quelli di ora, beninteso) risulta follia interpretativa e postura eversiva, in quanto sia pur sotto la veste del processo fenomenologicamente sperimentato, ormai, da masse sempre più vaste, non può non essere se non negato e ferocemente avversato e quindi organicamente combattuto con ogni mezzo tra i più sofisticati. Se poi questa nazione è più o meno permanentemente in guerra la funzione imperiale occidentalizzante, oltre ogni già immane problematica d’origine europea, non può che portare all’estremo le contraddizioni che lo spirito volgarmente trionfante del capitalismo onora costitutivamente nella sua patria d’elezione.
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  • “...Ad un primo sguardo non potrebbero sembrare più lontani tra loro. Ricco, proveniente da una potente famiglia inserita nell’apparato politico, radicale di sinistra e omosessuale dichiarato il primo, poeta difficile, playboy spiantato, rinchiuso per dodici anni in manicomio criminale e privato della personalità giuridica il secondo, Vidal e Pound sembravano davvero non avere nulla in comune. Eppure, andando oltre le apparenze, sono molti ed importanti gli interessi condivisi da entrambi; le vicende della storia americana e la passione per la giustizia uniscono, infatti, sia le personalità sia le opere dei letterati, tutte e due consapevoli della necessità di sviluppare, come intellettuali, la coscienza critica nei confronti degli U.S.A., da loro molto amato, e proprio per questo criticato spietatamente”. (pag. 21)
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  • Il genialmente definito da Galbraith “complesso militar-industriale”, ripreso dalla coraggiosa definizione d’Eisenhower, riesce efficacemente a “...troncare e sopire... sopire e troncare” e forse ancor più efficacemente deviare ogni ritornante e pericolosa istanza critica nel nuovo conformismo/benaltrismo che può sempre essere dirottato su strade inoffensive per l’impero seppur ottusamente feroci per la cd libertà democratica (woke, BLM, cancel, political correctness), ovvero ‘l’oppio degli intellettuali” o forse meglio degli “stupidi intelligenti”, dai media alle università ai consumatori massificati/atomizzati e ritorno) rispetto ai sentieri (Paths of Glory) indicati su carta pecora dai discendenti ancora memori dei Founding Fathers. La distanza tra Cantos e Narratives of Empire, è abissale dal punto di vista estetico ma si riduce quasi a zero considerando la matrice eidetica dei due.
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  • Unica sorpresa per me, a totale lode di Gallesi, è la retrodatazione del meccanismo invalidante del “troncare sopire... sopire troncare”, non solo “misfatto elegante e farisaicamente onesto”; come recitò, al proposito, un famoso critico letterario. Retrodatazione, puntigliosamente documentata lungo tutta la vicenda storica americana, interpretata (ovviamente a loro modo, o forse meglio, secondo il rispettivo stile espressivo) da Pound e Vidal. La mia ingenuità, reputo più diffusa di quanto si creda, è quella di aver sopravvalutato le condizionalità sopravvenienti della pratica e dell’etica capitalistica, come stravolgenti novità (vulgo terminali) per un’ormai innegabile deriva d’allontanamento dai propositi originari, più o meno idealistici, pur avendo frequentato la critica sia storico-aristocratica che populistico-libertaria, a certo tipo d’americanismo, sin dalla giovinezza.
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  • Questa è la prova del lavoro eccellente di Gallesi con la sua forza testimoniale ed il suo genio interpretativo, piana nella sua totale leggibilità ma rotonda nel suo assommarsi documentativo come un boléroraveliano, e quindi inarrestabile per la novità in crescendo sul campo della ricerca mai finita.