• Riberi

  • MATRIX  e  il   MITO
  • Il risveglio di NEO
  • Un saggio di Paolo Riberi
  • di
  • Giovanni Sessa

  • Eliade ha insegnato che il mito è la sostanza della vita e che, proprio per questo, anche nell’epoca attuale che sembra aver rimosso tale sapere tradizionale, in realtà non può essere espulso dalla realtà e dall’immaginario umano. Viviamo nel mito e di miti. Lo mostra un recente saggio di Paolo Riberi, Il risveglio di Neo. Mitologia, gnosi, massoneria e metaverso da “The Matrix” a “Resurrections” edito da Lindau (pp. 221, euro 19,00).  L’autore, studioso di filologia e letterature dell’antichità, è membro della Società italiana di Storia delle religioni e, in suoi lavori precedenti, si è occupato, tra le altre cose, di gnosticismo.   Il libro è interessante proprio perché mostra, con persuasività argomentativa e notevole documentazione, come retaggi mitici siano presenti nella produzione cinematografica contemporanea, intrattenendosi, in particolare, su pellicole quali Matrix (1999) e sulle sue successive trasformazioni, vale a dire The Matrix Reloaded  e  The Matrix Revolutions (2003).
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  • Il mito altro non sarebbe, a dire dell’autore: «che un’elaborazione fiabesco-narrativa delle cosiddette “fasi di passaggio” […] Si tratta di autentici momenti di svolta, che l’individuo deve necessariamente attraversare per realizzare appieno il passaggio dall’incoscienza infantile all’età adulta» (p. 17), mirando alla liberazione.  Alla base dei miti c’è sempre: «un percorso circolare compiuto da un protagonista, articolato in tre momenti […]: la separazione, l’iniziazione […] e il ritorno» (p. 18).  Joseph Campbell, riferimento fondamentale di Riberi in questo ambito, riteneva che, alla luce di tale struttura, fosse possibile riferirsi a un “mono-mito” primigenio:  il “viaggio dell’eroe”.   Tale iter torna a mostrarsi con evidenza in Matrix e nelle pellicole succedanee della stessa serie.

 

  • All’inizio del narrato filmico, Thomas Anderson è un uomo qualunque alla ricerca di risposte. Indaga, in qualità di hacker con lo pseudonimo Neo: «sul significato della parola “Matrix”, da lui intercettata nelle profondità della rete» (p. 27). Esausto, si addormenta sulla tastiera del pc, quando riceve una prima “chiamata”, un invito a risvegliarsi in quanto posseduto da Matrix.   Aderisce alla seconda chiamata ed incontra una donna che lo mette in contatto con Morpheus. Il giorno successivo riceve un cellulare, tramite il quale ascolta la voce di Morpheus, che funge da guida e da tutore nelle avventure che di lì a poco lo coinvolgeranno. Neo non riesce a lasciarsi alle spalle la sua vita precedente e viene fatto prigioniero dagli Agenti.   Diviene “vittima da salvare”: in suo soccorso interviene la donna poco prima conosciuta, Trinity, che: «incarna […] la pulsione dell’inconscio che forza l’individuo a dirigersi […] verso l’illuminazione» (p. 31). Morpheus, “guardiano della soglia”, mette alla prova l’eroe durante “il passaggio”, l’attraversamento della soglia dell’apparenza, oltre la quale si viene in contatto con la realtà vera.  Si tratta, nel caso di Neo, di uno specchio-portale, toccato il quale il protagonista si risveglia in un altro mondo: «all’interno di un utero meccanico» (p. 33).  Dopo diverse dis-avventure viene tratto in salvo su un’astronave e ingerendo la pillola rossa, sperimenta la morte iniziatica e la rinascita.  Il protagonista è così sottoposto da Morpheus a cinque prove che gli consentono di controllare la realtà virtuale in cui pensava di vivere, Matrix.   Nel confrontarsi con le prove, l’eroe incontra la Dea Madre, incarnazione del principio che governa il cosmo.   Divinità positiva e benefica che: «sostiene la causa della ribellione umana contro la tirannia delle macchine» (p. 37).
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  • Oltre alla Dea, Neo si imbatte nella “Signora in rosso”, archetipo della donna-tentatrice che in realtà è una simulazione voluta da Morpheus per invitarlo ad agire con cautela di fronte a un nemico subdolo. Infine, al culmine del viaggio, Neo affronta una prova finale, che ne determina l’apoteosi. Egli sta per uscire da Matrix, quando degli Agenti lo crivellano di pallottole: muore e risorge, riuscendo ad annientare il nemico.  Ottiene così un dono a: «coronamento ultimo dell’impresa […] che dovrà essere riportato in patria, così che l’intera comunità […] possa beneficiarne» (p. 41). Il “ritorno” dell’eroe viene presentato in The Matrix Reloaded: Neo, anziché ritornare a Zion, indugia nella realtà virtuale.   Torna, infine, in patria sull’astronave Nabucodonosor e, da quel momento, diviene “Signore dei due mondi”.   Il potere acquisito gli consente di passare dall’uno all’altro con estrema facilità.   Come si può con evidenza constatare, i momenti costitutivi del mono-mito di Campbell sono presenti in queste pellicole.   Il secondo viaggio di Neo è presentato nelle ultime due pellicole.  In esse, le registe: «trasformano il cammino di Neo in una “catabasi”, un viaggio oscuro nelle profondità dell’oltretomba che culminerà con la morte dell’eroe» (p. 45).
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  • Le tre pellicole hanno riscosso un grande successo di pubblico a testimoniare l’insopprimibilità della dimensione mitica, anche in una società dominata dalla tecno-scienza. L’autore si sofferma, inoltre, sul ritorno del mito e sui bisogni spirituali dell’umanità contemporanea, negli altri capitoli del volume. In particolare, presenta, con persuasività d’accenti, le relazioni tra il narrato filmico di Matrix e le filosofie orientali e discute della prossimità delle prove cui Neo è stato sottoposto con le iniziazioni massoniche. Si sofferma, infine, sul grave rischio che il nostro mondo corre, avendo sostituito, come aveva compreso Braudillard, il reale con dei simulacri.  Un saggio agile, gustoso da leggere, che ci pone di fronte alla dimensione “misera e dimidiata” cui le nostre vite sono costrette nella post-modernità.

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