• Calasso

  • La letteratura assoluta   o   della custodia degli dei
  • Un saggio di Elena Sbrojavacca sul pensiero di
  • Roberto Calasso
  • di
  • Giovanni Sessa
  • Roberto Calasso ha giocato un ruolo essenziale nella sprovincializzazione della cultura italiana, aprendola alla fascinazione indiano-vedica, alle suggestioni mitteleuropee e al pensiero di Tradizione guenoniano. L’Adelphi è stata l’anti-Einaudi, vale a dire la casa editrice che ha sottratto l’egemonia alle culture che, nel corso del tempo, hanno imposto il loro primato nel nostro paese: liberale, cattolica e marxista. E’ da poco nelle librerie un volume che scandaglia la ricerca intellettuale calassiana. Ci riferiamo al saggio di Elena Sbrojavacca, Letteratura Assoluta. Le opere e il pensiero di Roberto Calasso, edito da Feltrinelli (pp. 332, euro 25,00).     Calasso ha scritto molto.  Quella che egli stesso ha definito “Opera unica e in fieri”, consta di undici volumi, a muovere dalla Rovina di Kasch del 1983, per giungere a La tavoletta dei destini del 2020. A latere di tale percorso, il direttore editoriale di Adelphi ha scritto altri libri di rilievo. Uno di essi, a dire di Sbrojavacca, ha tratto dirimente per la comprensione del pensiero dell’autore, La letteratura e gli dei. Nelle sue pagine, lo scrittore ha chiarito che «esiste […] un legame molto stretto fra l’abbandono dei riti e la fisionomia della letteratura moderna» (p. 15). Del resto: «Il forte nucleo attorno al quale gravitano gli undici volumi corrisponde a […] una precisa idea di letteratura» (p. 13).  Sappia il lettore che, dai libri del Nostro, emerge un affresco assai critico della modernità, così come dell’«ancora più indefinibile mondo contemporaneo, icasticamente definito […] “innominabile attuale”» (p. 14). Tale realtà storico-esistenziale è il risultato dell’abbandono del legame uomo-divino, che si è manifestato in Europa, in modo saliente, dal secolo XVIII.
  • Nella modernità, l’umanità ha cercato di dare da sola ordine alla vita, allontanando dal mondo gli dei con i quali, in un passato remoto, aveva colloquiato attraverso il rito e il sacrificio: «scoprendo presto di non essere in grado di mantenere alcun ordine» (p. 29).   Gli dei, la realtà più profonda della vita, non potevano essere silenziati e tornarono a farsi ascoltare nella Romatik, prima con Hölderlin e Novalis, poi con Baudelaire e Mallarmé.   Hölderlin è letto da Calasso quale figura esemplare di “uomo postumo”, appartenete a un tempo diverso da quello in cui gli toccò vivere, testimone del: «sentimento greco dell’evidenza divina» (p. 23).   Il poeta fu lacerato dalla soverchiante presenza del sacro, mentre Baudelaire trasfigurò la serietà con la quale il tedesco aveva manifestato il ritorno degli dei, in parodia, in loro occultamento sarcastico. Così, allontanati dall’immaginario collettivo di una società che andava, con i Lumi, autodivinizzandosi: «gli dei sono sopravvissuti nello spazio libero della letteratura» (p. 24) La lettura e la scrittura divennero spazio liturgico, strumenti rituali per ripristinare il contatto con il sacro.
  • ...
  • Gli dei sono pensati, da Calasso, in termini iconologici e warburghiani quali “onde mnemiche”, riemergenti nella letteratura “assoluta” o nelle arti figurative (si pensi a quanto dice in, Rosa Tiepolo), quali “simulacri”.  Le loro immagini dipinte, ricorda l’autrice, saranno definite da Pound “colore emotivo”.  Qual è il tratto imprescindibile della letteratura assoluta?: è una letteratura «che dimostra una sensibilità particolare ai fenomeni più sconcertanti dell’esistenza psichica, capace […] di raccontare ciò che accade quando è preda di quella che i Greci avrebbero definito mania» (p. 26). Tale forma espressiva mira a trascrivere stati e visioni della dimensione mentale, come chiarisce il riferimento a un mito vedico che compare in Ka: «le divinità nate mortali, si vestirono dei metri per potersi avvicinare al progenitore Prajāpati» (p. 32). Gli dei, con i metri poetici, si sottrassero alla morte. Il messaggio calassiano è il seguente: attraverso la forma, agli dei.   I metri, pongono il legame, tra le due realtà, che nei Veda, animano il cosmo, “Mente” e “Parola”.  Gli dei risuonano ancora negli uomini che non si limitano, nel guardare al mondo, al “colombario dei concetti”, escludenti e divisivi, ma in quelli che ambiscono, attraverso la conoscenza analogica, ascendere al Principi
  • ...
  • Calasso, nella mitografia de, Le nozze di Cadmo e Armania, dice la letteratura assoluta essere summa, in cui affluiscono i saperi e le storie più antiche di ogni popolo.   La letteratura, proprio come la caccia, nella preistoria (cfr., Il cacciatore celeste), è paga di sé, non può scadere in “impegno civile” (da qui la polemica intrattenuta con Guglielmi, che animò le pagine di “Tutto libri”), anzi è espressione che si pone in rapporto antitetico alla società, in quanto “trascendenza del potere creativo”, producente un “brivido nuovo” nel lettore.  Gli undici volumi dell’Opera calassiana, che Strojavacca attraversa con sagacia argomentativa, attenta tanto alla dimensione dello stile, superbo nel nostro autore, quanto ai contenuti, trovano unità in testi compositi che danno luogo al “Libro Unico” (definizione che riassume la duplice natura di Calasso, scrittore ed editore). Cenniamo solo ad alcuni tra essi. Ne La Rovina di Kasch vengono presentati i personaggi chiave del periodo in cui si affermarono la modernità e la letteratura assoluta, tra la fine del secolo XVIII e gli anni Ottanta del secolo XX.   Personaggio eminente, Talleyrand.  Questi: «tradì tutto meno che lo stile» (p. 42).  Al centro del volume, il tema della scomparsa del Regno di Naphta, presente nelle opere di Leo Frobenius.
  • ...
  • Essenziale in Ka è la tradizione vedica, che pone tapas, l’ardore, quale motore dell’azione primordiale della Mente. Il titolo rinvia alla seguente domanda: «Chi (chi è il dio a cui dobbiamo offrire il sacrificio?) (cfr., Ka, p. 31). Calasso ribadisce che lo scrittore “assoluto” deve porre, nella stesura del testo, la medesima cura, attenzione, che l’adepto riponeva nel gesto rituale.    K. È dedicato a Kafka, il quale visse in un periodo in cui: «La terra è passata da scenario predisposto per il sacrificio a luogo in cui si reperiscono i materiali per gli esperimenti» (p. 48).  Ne, L’innominabile attuale lo scrittore si confronta con il nostro tempo, informe e inafferrabile.  In esso, domina la dimensione catagogica: gli atti terroristici sono una forma degradata di sacrificio: «Come i missili, l’attentato sacrificale punta verso il cielo, ma ricade sulla terra» (L’ardore, p. 14).  Nell’ultimo volume dell’Opera, La tavoletta dei destini, Calasso fa veramente letteratura assoluta, si avvicina: «quanto più è possibile […] al luogo dove sgorga la parola» (La tavoletta dei destini, p.150).   Per superare lo stato attuale delle cose, questo il suo incitamento: «Orate sine intermissione» (p. 303).
  • ...
  • Un libro organico quello che abbiamo presentato, un libro che mancava.   Un solo appunto. Nel testo non viene citato neppure una volta René Guénon, del quale Calasso in Bobi ha scritto: « Guénon era […] una mia ossessione […] e il Vedanta era la prima epifania indiana che a poco a poco mi appariva» (p. 20).    Il suo pensiero ci pare il cardine attorno al quale ruota il pensiero del nostro autore.