• cover N SNOB OAKS

  • Un intellettuale allo specchio
  • “N-SNOB.
  • Altre evocazioni
  • di
  • Sandro Giovannini
  • rec. di
  • Giovanni Sessa
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  • L’area politica della “destra” italiana pare, per l’ennesima volta, essersi ri-costituita attorno al rassicurante paradigma moderato e liberal-conservatore, centrato su modelli ideali di riferimento che molti, sensibili alle idealità rivoluzionario-conservatrici o vicini al pensiero di Tradizione, speravano di aver relegato nel dimenticatoio. Come comportarsi di fronte ad una situazione siffatta che si manifesta nel pieno dispiegarsi della liquidità esistenziale e politica della post-modernità? Una risposta la fornisce Sandro Giovannini nella sua ultima fatica, N-SNOB.  Altre evocazioni, libro comparso nel catalogo OAKS (per ordini: info@oakseditrice.it, pp. 193, euro 20,00).
  • Si tratta di una memoria esistenziale nella quale l’autore si interroga criticamente sulle scelte compiute nel corso di un’intera vita, tracciando il bilancio di un percorso assai impegnativo, ricco di incontri rilevanti, così come di inevitabili delusioni. L’incipit del libro muove da una constatazione di fatto: «I tempi non sembrano favorire nuove sintesi, se non inquietanti e feroci…» (p. 7). Tale realistica affermazione rivela come lo stato attuale delle cose neghi ciò che Giovannini ha, da sempre, perseguito: l’abbattimento degli steccati ideologici e artistici (l’impulso impellente che lo ha guidato, daimonicamente, è quello poietico). Di fronte a ciò: «è meglio prendere ciò che viene con la certezza malinconica che comunque abbiamo cercato di muoverci personalmente ed in ristretti circoli per il meglio e con l’ironia tragica» (p. 7). L’autore non si piange addosso, come dovrebbe fare l’intera area di riferimento alla quale egli si è rivolto, adusa, al contrario, alle facili lamentazioni e al diniego delle responsabilità, in quanto, nonostante il progressivo disfarsi del vivere virtuoso, per chi mantenga lo spirito libero e sgombro dal senso comune è ancora possibile godere del bello e dell’eterno.

 

 

  • La postura esistenziale di Giovannini è elitista. Il testo si apre con una lettera ad un amico anonimo, comes, come l’io narrante, alla ricerca della comunità perduta: qui viene esaltato il ruolo stoico, aristocratico, dell’egemonikon, la padronanza sul proprio mondo interiore, quale destino di una comunità votata alla vacuità. L’autore prosegue con il recupero dei ricordi, sottoponendo al vaglio critico il proprio iter politico-esistenziale. Le pagine del volume sono sospese tra sofferenza e ansie, implicite in un percorso di marginalità ideale, e la capacità di sorriderne che, in molti luoghi del narrato, coinvolgerà lo stesso lettore. Si tratta della capacità di distanziare da sé il patimento, consustanziale al tragismo connotante la visione del mondo dell’autore. E’ tale distacco, quando si persegua una vocazione autentica, a indurre equilibrio tra le diverse maschere che si è scelto di indossare. Giovannini mette in luce un’accettazione realista della propria condizione di intellettuale “marginale” nel tempo presente, fondata sulla convinzione che, in ogni caso, il suo è stato confronto ad occhi sbarrati, come suggeriva uno dei numi tutelari evocato in queste pagine, Costantin Noica, con gli dei e non con servi.
    Tale percorso elitista, nell’ultimo frangente, si è articolato sulla relazione esistenziale tra un numero sempre più sparuto di compagni di viaggio. Con loro è stato possibile: «lavorare in totale tranquillità, per la […] forza interiore e per il coraggio complessivo dimostrato nel tempo» (p. 13), nel nome della “rivoluzioni dei persuasi”. Giovannini si confronta con se stesso, ponendosi davanti ad uno specchio, critico, si badi, mai agiografico, al fine di analizzare le tappe essenziali del proprio percorso “tra i pochi”. Muove dagli anni giovanili, dalle prime esperienze nelle sezioni del MSI romano, nelle quali vigeva, a fianco all’ingenua goliardia (l’irruzione del sedicenne Giovannini in camicia nera in un commissariato di PS, rende esilarante testimonianza di quel clima), anche la possibilità di incontri formativi con uomini ed idee. Per non dire delle prime esperienze professionali quale ufficiale dell’Arma e di una “spedizione” top secret in Polonia. Le pagine dedicate alla ricostruzione dell’atmosfera cameratesca vigente, allora, nelle aule dei nostri licei, sono atte a smuovere dall’oblio i ricordi del lettore. A seguire la descrizione delle delusioni accademiche, che il nostro propone con rara capacità autoironica, e le ambasce patite davanti alla Corte marziale per renitenza alla leva (a tanto era giunto per aver trascurato la cartolina precetto, a causa della indefessa militanza politica). Questi episodi d’esordio sono presentati sotto il segno dell’ “incubo”, del sogno, corredati da una postilla a piè pagina nella quale si legge: «questo […] fa il sogno: suggella, fino alla morte, il desiderio di una vita potente ed eterna» (p. 40).

  • Giovannini confessa di aver imparato in corso d’opera a sognare coscientemente, nel sogno e nella veglia, ciò che avrebbe voluto davvero realizzare. Lo si evince, in particolare, nel capitolo intitolato, Il sogno del cavallo, in cui egli descrive il proprio stato interiore prima e durante la realizzazione di una grande scultura-installazione. Egli corrispose, attraverso l’interrogazione delfico-socratica, al “conosci te stesso”, all’emergere in sé dell’archetipo che lo inquietava. Il lavoro durò oltre un anno e, nel suo procedere, egli constatò il realizzarsi della sintonia tra l’immagine archetipale ed il manufatto. Nell’iter di Giovannini momento dirimente è da individuarsi nella fondazione della Heliopolis editrice in Pesaro, che mise in atto una serie di “azioni” dal tratto rituale significativo. Ricordiamo l’organizzazione-partecipazione al corteo degli Hare Kṛṣṇa nella città marchigiana o la rappresentazione teatrale Nō di un testo di Pound. Inoltre, con la partecipazione ai Saloni del Libro di Torino e Francoforte, l’editrice ottenne un successo rilevante sia con le magliette letterarie, che con la riproposizione del materiale scrittorio romano, in particolare con i rotoli, tipologia editoriale inusuale, con la quale riavvicinarsi alla Tradizione. Per non dire della realizzazione dei campi di poesia del gruppo Vertex, che nelle intenzioni, avrebbero dovuto concludersi con azioni simboliche: la più rilevante fu messa in atto il 21 marzo 1995 nel Piazzale della Civiltà romana all’Eur, dove fu messo a dimora “un piccolo albero sacro”.
    Alla definizione di un referente metapolitico, Giovannini si è dedicato, contando sulla collaborazione di un numero considerevole di sodali, con la stesura del Manifesto della Nuova Oggettività, accompagnato da un In Folio e da un Cd di musica classico-contemporanea. Il volume ebbe un discreto successo commerciale, ma a poco valsero le successive iniziative, quali il libro collettaneo, cui contribuirono nomi di primo piano del panorama culturale nazionale (Gasparotti, Donà, Vannini), Non aver paura di dire.  La spinta comunitaria andava esaurendosi e l’atomismo si era insediato nella cultura che avrebbe dovuto combatterlo. Fil rouge dell’azione culturale dell’autore, può essere considerata la rivista “Letteratura-Tradizione”, inclusiva e registrativa di tutte le tendenze ideali gravitanti nell’area alternativa, la cui esperienza si è chiusa nel 2009. Giovannini è stato l’ideatore degli Elogicon : «ovvero dei loghi/simboli, non a semplice valenza emozionale […] ma con una più spinta resa grafica […] ed a un più ampio spettro significativo: sacrale, filosofico, politico» (p. 185), che potrebbero divenire strumento di sintesi e di diffusione del patrimonio ideale di un’intera area, nella società liquida. Il libro è arricchito da tre saggi e da una silloge di poesie dell’autore.