Octagon

    • Octagon:
    • la biblioteca della Tradizione
    • Un’antologia di studi esoterico-tradizionali in lingua italiana
    • di
    • Giovanni Sessa
  • Hans Thomas Hakl è uno dei maggiori esperti di esoterismo in Europa, nonché attento studioso del pensiero di Tradizione. Egli ha condotto, nel corso di un’intera vita, non solo un eccellente lavoro esegetico sui testi ermetici, ma ha pazientemente raccolto una biblioteca straordinaria e sterminata, specializzata in storia delle religioni, filosofia e, appunto, esoterismo. La sua stessa esistenza è in qualche modo raccolta tra i ponderosi scaffali di “Octagon”, questo il nome della biblioteca e dell’edificio che la ospita, eretto nel giardino della sua casa a Graz, in Austria. Attualmente contiene oltre 40.000 volumi, lo sviluppo degli scaffali dell’emeroteca supera i 200 metri in linea retta. Egli suole dire, per spiegare ai numerosi visitatori cosa per lui rappresenti l’importante raccolta: “Non sono io che posseggo la biblioteca, è la biblioteca che possiede me!”. A rendere nota tra gli studiosi di tutto il mondo “Octagon”, stanno contribuendo apposite antologie tematiche, uscite in inglese, francese, tedesco ed italiano. E’ dell’antologia italiana che intendiamo occuparci, da poco nelle librerie per la casa editrice tedesca Scientia nova (per ordini: www.scientia-nova.de). Il volume è curato dallo stesso Hakl, autore del saggio che apre la raccolta.
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  • In esso, l’autore non solo ricorda la sua giovinezza studiosa, spesa nell’approfondimento di argomenti eterodossi, ma soprattutto enumera le tappe della sua “cerca” libresca. Compaiono, tra le pagine, le figure di librai ed editori specializzati in Scienza sacra, simbologia ed esoterismo, dal Laszlo Toth di Arché che, per un certo lasso di tempo, operò a Milano, al genovese Bruno Bertozzi di Phoenix. Per non parlare di Wolfgang Kistemann, prestigioso fornitore tedesco di libri rarissimi, o Todd Pratum, che offrì all’autore la collezione di volumi appartenuti all’alchimista Leonard F. Pembroke. Hakl riconosce straordinaria importanza, anche sotto il profilo bibliografico, alle opere di Evola, che gli aprirono prospettive inusitate su autori semisconosciuti. Ricorda, inoltre, che il nome “Octagon”, fu scelto sul modello del federiciano Castel del Monte. L’Otto, del resto, è simbolo della resurrezione e dell’eterno compimento. Per questo la biblioteca in alto si apre verso il cielo, mentre sul suo pavimento compare un disco dorato: “Come in alto, così in basso”.

 


 

  • A rendere onore al “padrone di casa” sul numero italiano dell’antologia, compaiono autorevoli firme del pensiero tradizionale italiano. Gli scritti sono, inutile rilevarlo, in aperta polemica con la cultura dominante. Si tratta di saggi organici ed informati che affrontano le tematiche più disparate. Segnaliamo, tra i tanti, lo scritto di Giovanni Monastra, La concezione della natura nelle grandi tradizioni culturali. Da esso si evince come la natura, presso tutti popoli tradizionali, fosse esperita  alla luce di un organicismo, capace di leggerla quale espressione esteriore dell’azione della trascendenza immanente “La natura, in tale prospettiva, è trasparente e intelligibile, contiene dei “perché” ontologici” (p. 43). La materia costituisce semplicemente uno stato dell’essere, non la realtà nel suo complesso. Monastra coglie il tratto sacrale della Sapienza greca, troppo spesso ridotta a semplice naturalismo e ne traccia la storia dai presocratici al neo-platonismo. Rileva la prossimità di tale visione con quella sviluppatasi nell’area indo-gangetica, e la profonda differenza rispetto alla visione meramente meccanicistico-causalistica introdotta dalla scienza moderna. Particolarmente interessante, il recupero della phýsis prodottosi nel Medioevo con il cristianesimo celtico e con il francescanesimo.

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  • Nuccio D’Anna si occupa della caccia rituale nella Grecia arcaica, sulla scorta delle intuizioni di Karl Meuli. La caccia, ricorda l’autore, esula dallo spazio riservato “all’operoso cittadino della polis, appartiene al giovane guerriero che opera fuori delle città e preferisce muoversi[…]nelle campagne incolte” (p. 89). I “selvaggi solitari” tendevano a nascondersi negli spazi disabitati, per preparasi ritualmente a divenire “guerrieri senza regole”, “predatori notturni”. La puntuale esegesi del mito di Artemide e le Orse, nonché del racconto della caccia al Cinghiale condotta da un gruppo di 50 giovani, miti centrati sulla dicotomia orso/cinghiale, fa emergere il possibile contrasto guerriero/sacerdote. Pertanto “Nei termini ellenici la dike scaturisce da una forma di rivelazione divina e perciò non può in nessun modo essere soppiantata da qualsivoglia normativa di tipo guerriero” (p. 102).
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  • Giovanni V. R. Sorge commenta lo scambio epistolare tra Olga Fröbe-Kapteyn e Mircea Eliade. La prima era fermamente convinta che l’esperienza di Eranos fosse al servizio di un processo di re-visione delle cose, come indicato da Jung. Pensava cioè che una ‘immagine archetipica’ “presiedesse al comune sforzo teso a indagare, nelle sue diverse forme e modalità, l’idea dell’Uomo interiore” (p. 141). L’archetipo aveva un preciso luogo fisico-simbolico: la “tavola rotonda”, centro onfalico delle riunioni periodiche. La Fröbe “amava ricordare la pregnanza eidetica e simbolica di una foto della tavola vuota in attesa dei commensali” (p.143). Nel suo intervento Grazia Marchianò dice del senso e del significato dello Zolla esoterico, legando la visione dello studioso ad un sincretismo che spaziava dall’antico al moderno. Molto interessante il saggio di Marco Toti, teso a svelare attraverso la presentazione delle tesi di John Lindsay Opie e di Cristina Campo, le relazioni tra Cristianesimo e “orientamento tradizionale”. Secondo Lindsay Opie, l’esoterismo non è dottrina, come avrebbe preteso Guénon, totalmente distinta dall’exoterismo, ma è la “dimensione interiore ed ineffabile dell’esperienza cristiana” (p. 167). Anche la Campo era convita, sulla scorta di tale asserzione, della necessità di valorizzare la “tradizione”, per sviluppare una serrata critica al moderno, inteso quale “nemico interno” della verità.

  • L’interesse di Bobi Bazlen, anima della casa editrice Adelphi, per l’astrologia, ha indotto Fabrizio Frigerio a tracciare una biografia spirituale-astrologica del personaggio. Ne esce un ritratto a tutto tondo del “taoista” Bazlen, che avrebbe potuto attribuire alla propria inerzia esistenziale, alla luce dell’antica dottrina cinese, un significato altamente positivo. Diversi gli scritti dedicati ad Evola e a Kremmerz, tra essi si distinguono quello di Renato del  Ponte, dedicato al mistero del tempo e della decadenza nel pensatore romano e lo studio di Stefano Arcella, inerente i rapporti operativi che avrebbero legato Evola e Steiner. Utile strumento critico, invece, quello approntato da Francesco Baroni, relativo alle riviste perennialiste italiane del ventennio 1970-1990. Di ascesi ermetica e trasmutazione tratta lo scritto di Luca Valentini. Tra i giovani si distingue Luca Siniscalco, nel contributo inerente l’ontologia delle forme mitiche in Jünger.