• 16 Par del Nietzsche Aragno

  • Recensione al libro di
    Julius Evola,
    “Par delà Nietzsche”  (Aragno)

  • di
  • GIACOMO ROSSI

Il pensiero nietzschiano è sicuramente quello che più di ogni altro ha influenzato la filosofia agli inizi del ventesimo secolo, il pensiero che ogni intellettuale di vaglia doveva necessariamente incontrare per emergere nella temperie culturale del periodo. Friedrich Nietzsche, infatti, ha fornito le coordinate per una speculazione tesa ad oltrepassare i limiti e le strettoie gnoseologiche e formali proprie dell’idealismo di matrice hegeliana. Julius Evola, artista, esoterista, politologo e, primariamente, fine pensatore, non poteva esimersi dall’intrattenere con il filosofo tedesco un confronto che, iniziatosi in gioventù, proseguirà fino all’età matura. 

 

 

Per la comprensione delle opere e delle idee di Julius Evola è degna di nota e meritevole di attenzione la recente pubblicazione del pamphlet PAR DELÀ NIETZSCHE.  Lo scritto, curato da Gianfranco De Turris, edito da Nino Aragno Editore, è corredato da una premessa di Alessandro Giuli, da un’introduzione di Giovanni Sessa e da una postfazione di Andrea Scarabelli che chiariscono esaurientemente la genesi dell’opera (per ordini: 02/72094703, info@ninoaragnoeditore.it, euro 10,00).
Questa è da rintracciarsi nella collaborazione che, negli anni Venti, il pensatore romano intrattenne con la Lega Teosofica Indipendente romana, guidata da Decio Calvari. La Lega Teosofica era interessata al pensiero pratico - realizzativo che Evola, proprio in quel periodo, andava elaborando. Il 6 dicembre del 1925 il Barone Evola tenne presso la Lega una conferenza intitolata Nietzsche e la Sapienza dei Misteri: il testo della conferenza venne pubblicato lo stesso anno sulla rivista «Ignis» diretta dal neopitagorico Arturo Reghini con il titolo Dioniso; l’anno seguente comparve in francese con il titoloPar delà Nietzsche nel secondo volume di «900» (“Cahiers d’Italie e d’Europe”), pubblicazione afferente a «La Voce», edita da Curzio Malaparte e Massimo Bontempelli. Come fa notare Sessa nella sua introduzione all’opera, l’importanza che Evola assegna al saggio si evince anche dal fatto che, pochi mesi prima della morte, il testo venne ripubblicato nella sua ultima fatica terrena: Ricognizioni
Sin dagli esordi speculativi del pensatore romano dunque, il dialogo pensante con la filosofia di Nietzsche risulta determinante; ad interessare l’Evola filosofo è, innanzitutto, il superamento dell’Io trascendentale kantiano, di quell’io, come si dirà ne I saggi sull’Idealismo magico, «schiavo della propria attività conoscitiva». Evola intende recuperare l’individuo concreto, quell’io che gli idealisti annullano al cospetto del concetto, dell’idea di un Io trascendente che spegne dialetticamente i contrasti di un’esistenza che è, anzitutto, tragica, dionisiaca. Il pensatore romano nel testo afferma che «le nihilisme nietzshéen signifie: mourir à la volonté d'illusion et se créer un oeil ouvert à la réalitè nue, donnée en sa nature tragique et “a-providentielle”». Da ciò l’interesse vivo per Nietzsche, il pensatore che aborriva gli operai della filosofia, nella fattispecie Kant ed Hegel, e il loro ridursi all’accettazione della realtà compresa attraverso formule anestetizzanti. In un articolo sul “Sorpassamento dell’idealismo” Evola sottolinea del resto, in sintonia con Nietzsche, come «l’uomo da un mondo di evidenze metafisiche, super-razionali, determinate da rapporti  diretti con una realtà trascendente secondo le vie dell’Azione e dell’Ascesi, è passato in un mondo, ove il concetto doveva divenire il principio e la fine di tutto. Non più in termini di ciò che l’uomo può realizzare di superiore all’umano, bensì in termini di logica, di astrazioni generalizzate, di analisi critiche e di ricostruzioni dialettiche si reagì di fronte al problema della realtà e dei valori della vita».
In Par delà Nietzsche si coglie con evidenza l’originalità di un pensiero in itinere, all’opera, volto a smascherare gli orpelli frapposti tra io individuale e mondo, un pensiero dissodante e liberatore, funzionale alla preparazione di un terreno su cui l’individuo assoluto possa affermare la propria autosufficienza, pur senza annullare il negativo e la privazione, che, anzi, vengono riconosciuti come momento di ciò che si è liberamente scelto; un pensiero che, solo abbandonando la sicurezza del già noto e dell’umanizzato, si confronta con l’alterità divina e spaesante, sottoposta all’egida della mania e al sorriso ammagliante e tragico di Zarathustra.
E’ importante rilevare come in queste pagine la prosa di Evola assuma toni lirici, senza mai cadere nella retorica scontata. Lo stile è qui segno tangibile della volontà di superare il logocentrismo del pensiero occidentale e ciò spiega il richiamo essenziale alla Sapienza misterica della Grecia arcaica. E’ la potenza di Dioniso ad essere evocata quale strumento imprescindibile per cogliere la nudità, la fatticità della vita. Evola in queste pagine è memore della lezione impartita, in merito al tema dell’Assoluto, dall’Unico di Stirner, e si pone quale filosofo di livello europeo. Consigliamo la lettura di questo volume,  poco conosciuto dagli stessi estimatori di Evola, soprattutto a quanti, nonostante tutto, continuano a storcere il naso, quando si parla del valore innegabile e della potenza teoretica dell’Evola filosofo.