• RAFFAELE SIMONE Come la democrazia fallisce

  • Recensione
  • al libro di
  • Raffaele Simone,
  • “Come la democrazia fallisce”
  • (Garzanti)

     di
    FRANCESCO CLEMENTE

 

  • Con il passare degli anni Il Prof. Raffaele Simone, leccese di nascita ma cittadino del mondo, è riuscito a rendersi riconoscibile fra centinaia di saggisti, forte di una particolare predilezione per temi affrontati con modalità argomentative pionieristiche e per una cifra stilistica di un’eleganza cristallina.

 

  • Un autentico marchio di fabbrica, frutto di una felice combinazione fra sviluppo argomentativo, citazione colta e impegno civile. Con Come la democrazia fallisce (edito da Garzanti, 2015), Simone dona al lettore una diagnosi raffinatissima dello stato di salute attuale, di quella che già da molti anni, soprattutto l’Occidente ha riconosciuto come una conquista definitiva e indiscutibile: la democrazia, appunto. Un saggio, dunque, non solo in linea con la pubblicistica contemporanea sullo stesso argomento, nel quale trovano spazio anche i contributi sul fenomeno dell’antipolitica e del cosiddetto populismo, ma che rivela esiti e spunti di riflessione davvero originali, grazie all’attenzione riservata alla sociolinguistica, alla psicolinguistica, alla massmediologia, per giungere fin dentro ad una degenerazione sociale, allo sgretolamento di un mito di massa, così celebrato all’indomani delle devastazioni della seconda guerra mondiale. Con la determinazione di un samurai deciso ad affettare il nemico con la sua spada, Simone non si perde in preamboli e precisazioni preliminari e mira al cuore del problema, riproponendo l’adagio rousseauniano sul diritto-dovere implicite alle forme sociali basate sulla rappresentanza: può il popolo davvero esercitare i diritti, primo fra tutti quello di rappresentanza, qualora non sia più in grado di possedere livelli di comprensione linguistica e culturale adeguati alle sfide della contemporaneità? Il problema è, in ultima analisi, di natura pedagogica, con il riconoscimento quasi del tutto definitivo della delega educativa che la civiltà contemporanea avrebbe compiuto a vantaggio alle agenzie di comunicazione di massa, ormai incontestabili e incontrastati fattori di modellamento culturale. A proposito, suona davvero sinistro l’ultimo capitolo di questo libro di Simone, dove l’autore traccia l’inveramento di un futuro possibile rappresentato da una società segnata definitivamente dall’infantilizzazione dei cittadini, determinata dal micidiale mix di deresponsabilizzazione e intrattenimento, che realizza il definitivo commissariamento politico della democrazia, chiamata per definizione formale sempre all’impegno dei singoli e alla partecipazione, a vantaggio invece delle imposizioni  perpetrate nella realtà concreta da una sparuta oligarchia al comando delle suggestioni manipolatrici dei media. Senza così azzardare parallelismi improbabili, si può affermare che con questo contributo Simone dimostra di aver inglobato e tesaurizzato i vaticini apocalittici di  quel mai troppo ricordato Guy Debord formidabile autore de La società dello spettacolo, di cui si ampliano le tesi fondamentali con una mirata bibliografia italiana  e straniera, con un’impronta analitica degna del più lucido illuminismo mista ad un carattere velatamente malinconico per l’impietoso scenario sociale presente e futuro.