• Ninfe finalissimo ELOGICON

  • Le
  • Ninfe
  • di
  • Mario Bernardi Guardi
  • Fascinose divinità ad alto tasso erotico, le Ninfe godono nella tradizione classica di uno “status” di tutto rispetto. Innanzitutto queste fanciulle graziose e maliziose abitano un po’ dappertutto: le Oreadi nei boschi montani, le Amadriadi dentro gli alberi, le Naiadi nei corsi d’acqua dolce, le Pegee nelle sorgenti, le Nereidi nelle profondità marine, le Pleiadi nel vasto azzurro del cielo. E cosa fanno le Ninfe? Intrecciano danze agitando i loro bianchi veli, giocano piacevolmente ebbre di vita, corrono libere e felici, inseguite dai Satiri, debitamente sedotti e abbandonati a una terribile furia d’amore. Perché le Ninfe ci tengono alla loro libertà e alla loro inafferrabilità: vogliono piacere e non disdegnano accoppiamenti, ma nessun legame, per carità, con maschi prepotenti vogliosi di sottometterle. E destinati allo smacco: perché la Ninfa è una creatura in perpetua fuga, che, dopo aver trascinato gli ammaliati inseguitori in una vertigine, se la ride della loro gelosia sessuale e li lascia bruciare nell’inferno dell’ossessione.
  • Attenzione, dunque: la Ninfa - seduzione, enigma e labirinto - può condurre i poveri innamorati alla follia o addirittura alla morte. Sacerdotessa di eros, ma fiera della propria libertà, essa è “la vita che irrompe col suo movimento” e, al tempo stesso, “il luogo dell’Altro”, custode di misteri cui nessun spasimante può attingere, se non a proprio rischio e pericolo. Perché, come ben mostra Fabrizio Coscia in queste raffinate divagazioni letterarie dove c’è posto anche per l’esperienza “privata” (“I sentieri delle Ninfe. Nei dintorni del discorso amoroso”, Exòrma, pp. 184, euro 15 ), l’amore per una Ninfa si risolve nel desiderio di una stabilità erotica e affettiva che è impossibile. La confidenza con lei in realtà ben poco rivela e nelle continue sparizioni l’“oggetto del desiderio” conferma la sua natura fluida e fantasmatica. Un mito, un archetipo, un modo d’essere, un sacro mistero femminile, che l’adolescenza - sospesa stagione del mutamento - esprime appieno. E ben se ne accorge a proprie spese l’austero (in apparenza) professore Humbert Humbert, che si porta dentro un non risolto innamoramento fanciullesco e all’improvviso ne ritrova l’immagine (mai perduta) nella magica, conturbante, bugiarda dodicenne Dolores Haze - ribattezzata Dolly o Lolita - che lo trascina in un vero e proprio turbine di desiderio e di gelosia. E che “naturalmente” lo abbandona, condannandolo alla “maledizione” di una affannata, folle ricerca che lo impegnerà per cinque anni. Fino ad esiti amari e drammatici: chi ha strappato a Humbert le grazie di Lolita pagherà con la morte. Ma l’incantesimo spezzato riserva a tutti i protagonisti una sorte ferale. Guai a chi si illude di stringere in pugno l’aria, il vento, l’acqua. Se non gli toccheranno morte, dannazione o follia (come ad Orlando, “furioso” per i no della bella Ninfa Angelica), quanto meno non scamperà all’acre disillusione. E’ quel che accade al pittore Pierre Bonnard. Alla sua esperienza “ninfale” con la musa e compagna Marthe, ritratta per anni nelle più varie nudità e per anni rimasta un mistero, Coscia dedica pagine di attento scavo. Ma l’enigma-Marthe resta insolubile anche quando Bonnard scopre il vero nome e la provenienza della donna. In realtà il pittore non riuscirà mai a rispondere a domande fatali come “chi è? da dove viene? dove l’ho incontrata prima?”. Interrogativi devastanti. Quanto più l’immagine incanta, tanto più è impalpabile. E la Ninfa si difende imbastendo menzogne, come l’Albertine della “Ricerca” proustiana che semina dubbi e angosce nel cuore del povero Marcel. O anche diventando un mito letterario come la “Dora Markus” di Eugenio Montale, la bella intellettuale ebrea, che, vista nella foto mandata da un amico (ma ad esser ritratto è solo un particolare: le magnifiche gambe), subito accende i sensi del poeta. Eppure, con ogni probabilità, tra i due ci sarà un solo incontro, e di sfuggita. Sufficiente, però, a far nascere e a far crescere l’ossessione. Fino al ritratto poetico della donna - in fuga e/o in esilio- disegnato nella celeberrima poesia.