6 C Valerius Diocletianus

  • Umberto Roberto
  • DIOCLEZIANO
  • (SALERNO EDITRICE, 2014)
  • Recensione di
  • SANDRO GIOVANNINI
 
La presenza di questa convinta segnalazione è dovuta al fatto che il libro in questione può essere una potente suggestione a riflessioni inconsuete.  Al di là infatti di un procedere argomentativo del tutto sorvegliato e privo di ogni fuga per la tangente ideologica, conscia od inconscia, che ha fatto invece nel tempo la fortuna di molte altre indagini pur esemplari, ed al di là del riconosciuto taglio specialistico, privo di tensioni ad effetto e ricostruzioni di tipo romanzesco, ciò che si impone, per forza stessa della successione documentativa, è uno sguardo nuovo su quel lungo periodo di manus ad ferrum che caratterizza l’epoca della crisi ed i mille conati di reazione, sempre tragici ma spesso risolutivi.  La cosiddetta "scuola di Probo", che poi è solo un tratto caratteristico dell’epoca ben più lunga, in esame, ove la figura di Diocleziano, esempla e racchiude tutto un percorso, rimette in discussioni molte rappresentazioni scontate su quel periodo storico.  Se è ben plausibile, come sottintende ironizzando qualcuno, che la "storia sia maestra di vita ma abbia in genere pessimi scolari ... proprio riguardo a questo periodo si manifesta potentemente un paradosso che schiaccia l'interpretazione corretta che noi quasi sempre costruiamo verso il passato ed, a specchio, anche verso il presente ed il futuro, ovvero che il massimo della contrazione civica, il catafratto barricarsi entro categorie di distanza e di chiusura non possa poi corrispondere al massimo di democrazia, rispetto al più alto ed efficace potere.  Infatti né prima né dopo, in quasi nessuna struttura civile, se non in imparagonabili e tragiche circostanze sempre sostanzialmente evenemenziali, ci risulta la possibilità di un accesso così strutturalmente possibile (sappiamo, ovviamente, all’interno di quale strumento ma comunque con chiara potenzialità) di ceti, anche umilissimi, alle massime cariche decisionali.  In più si ridicolizza implicitamente la vulgata del clinamen obbligato (ed obbligatorio), senza per questo ovviamente prescindere dalle connotazioni, anche brutali, richiamate.  Un libro che si consiglia quindi per la sua forza intrinseca e per i suoi infiniti, impliciti, rimandi al tempo presente e forse, ancor più, a quello che verrà...